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Disturbi somatoformi in età evolutiva e non solo...

Oggi parliamo di disturbi somatoformi in età evolutiva perché appare interessante come bambini e gli adolescenti lamentino frequentemente stanchezza, debolezza, mal di testa, mal di pancia e dolori che non trovano un riscontro medico. Infatti, i disturbi somatici funzionali rappresentano circa il 20% delle consultazioni pediatriche. Sovente sono associati ad altri sintomatologie psicologiche legate all'ansia o all'umore depresso, e non sono spiegati da un punto di vista medico, né vengono simulati intenzionalmente dal bambino.

In questi casi, il corpo si fa teatro di un disagio emotivo, disagio che probabilmente non sta trovando un'altra via più funzionale (ad esempio con un’adeguata comunicazione verbale o con forme di espressione creativa) per esser espresso.


In merito ai “perché” questo avvenga anche nei bambini, mi esprimo in linea con il MODELLO BIOPSICOSOCIALE dove ogni condizione di salute o di malattia è la conseguenza dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali (Engels,1977). In questo senso sarebbe semplicistico trovare un’unica causa a un disagio. Ad esempio, un mal di pancia ricorrente, escluse cause mediche importanti (e nella consapevolezza che l’intestino strettamente correlato al funzionamento emotivo), potrebbe esser dovuto all'interazione tra un periodo molto ansioso, o all'opposto poco stimolante e un’alimentazione inadeguata, oppure si rileva nella persona la difficoltà ad esprimere i suoi bisogni e le sue emozioni. Va da sé che nell'approccio scientifico, non si può trovare una relazione diretta tra una causa e un effetto, ma ogni caso è da indagare con un’apposita anamnesi, cioè una raccolta di informazioni cliniche, sullo stile di vita e sugli aspetti emotivo-relazionali.

Trovar un’unica causa ad ogni sintomo psicosomatico è riduttivo però si può parlare di fattori di rischio e di vulnerabilità. In primis abbiamo:

- STRESS (connesso ad eventi specifici e traumi); In particolare, gli adolescenti si mostrano vulnerabili soprattutto allo stress scolastico (pressioni per un buon rendimento scolastico, difficoltà di apprendimento, programmi di studio sempre più pressanti, conflitti e problemi tra pari) che correla significativamente con manifestazioni somatoformi e a cui si collegano spesso numerose assenze.

- INFLUENZE FAMILIARI La somatizzazione può diventare il modo in cui un bambino e l’adolescente tenta di affrontare le pressioni e lo stress della situazione familiare, con conseguenze disadattive. Spesso si osservano queste tipologie di famiglia:

▪ famiglie ansiose (con preoccupazioni per la malattia),

▪ famiglie caotiche (in cui la somatizzazione è fonte di nutrimento e attenzione)

▪ famiglie compensatrici, che focalizzano eccessivamente e involontariamente l’attenzione sul bambino per distogliere l’attenzione dalle difficoltà familiari.

- FATTORI LEGATI ALL’ ANSIA E A PROBLEMI DEL TONO DELL’UMORE: elevati stati di ansia e abbattimento del tono dell’umore aumentano anche nei giovani il rischio di insorgenza di disturbi somatici, e che, questa si configura come una modalità espressiva del distress. Si ricorda anche che da un punto di vista biomedico, un disagio psicologico non risolto abbassi anche le difese immunitarie favorendo effettivi sintomi organici e lo sviluppo di altre patologie.

- ALESSITIMIA; Il costrutto dell’alessitimia (dal greco “emozione senza parole”) è descritto in psicologia come l’incapacità o la difficoltà a comprendere e/o comunicare le proprie emozioni e ha le seguenti caratteristiche:

a) La difficoltà a distinguere un'emozione da una sensazione somatica. Per esempio, un ragazzo alla domanda “Come ti sei sentito dopo quella che tu descrivi come un umiliazione in classe?”, con: “Mi è venuto un tremendo mal di testa” o “mi è venuto caldo e avrei voluto spaccare tutto”. Mentre sarebbe più funzionale riconoscere ed esprimere: rabbia, delusione, risentimento, sconforto, …

b) Un'attività fantasmatica deficitaria o assente: l’alessitima infatti è anche incapacità a immaginare, creare, costruire con la fantasia. Abbiamo detto più volte quanto questa capacità sia funzionale nel bambino anche come strumento di difesa per elaborare e esprime i pensieri e i disagi. Il pensiero invece qui si dimostra come pratico e concreto e lo stile cognitivo orientato all'esterno (difficile introspezione e una narrazione del proprio mondo interiore).

Nei soggetti alessitimici emerge chiaramente la presenza di una difficoltà a mentalizzare i propri stati mentali interni che li porta a regolare le proprie emozioni attraverso sintomi somatici, oppure con atti impulsivi o comportamenti compulsivi come ad esempio ad abbuffarsi di cibi, l’abuso di sostanze (Todarello, Porcelli, 2006).

I disturbi psicosomatici maggiormente presenti in età evolutiva.


Nell’ultima revisione del DSM il cosiddetto disturbo somatoforme prende il nome di;

A) DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI.

Questo disturbo richiede due la presenza da almeno 6 mesi di sintomi somatici che nei bambini si esprimono più ricorrentemente in mal di pancia, mal di stomaco, reazioni cutanee, mal di testa e poi successivamente anche in dolori muscolari, affaticamento e sintomi pseudoneurologici come mani fredde, vista offuscata, …

e un’eccessiva preoccupazione/pensieri legati agli stessi sintomi, o un importante compromissione della quotidianità (per i giovani sicuramente le assenze da scuola sono un buon criterio). Per parlar di disturbo da sintomi somatici, ovviamente deve esser esclusa una causa medico organica.

B) DISTURBO DI CONVERSIONE

Il disturbo di conversione è una condizione che consiste in uno o più sintomi somatici di natura motoria o sensoriale che si presentano spesso in momenti di conflitto o disagio psicologico, Ad esempio: sensazione di debolezza localizzata; movimento anomalo (tremore, movimenti distonici, disturbi della deambulazione); difficoltà di deglutizione e sensazione di nodo alla gola; problemi legati all’eloquio (disfonia, biascicamento); anestesia o parestesie (perdita di sensibilità localizzata); sintomi sensoriali specifici (problemi visivi, olfattivi o uditivi), o attacchi che simulano le crisi convulsive, che, tuttavia, non trovano riscontro negli elettroencefalogrammi (EEG).…-

Per parlar di disturbo di conversione questi sintomi, indagati con approfondimenti medico diagnostici, non si deve ovviamente rilevare una causa medica.

Il ruolo dello psicologo


Dopo l’esclusione di cause mediche e dopo aver individuato se vi possono esser fattori legati allo stile di vita (alimentazione, sufficiente attività motoria etc.), lo psicologo deve fare un’adeguata diagnosi per inquadrare al meglio l’esordio, la natura e i momenti in cui i sintomi si presentano.

In base ai fattori familiari presenti, si può fare un lavoro di Parent Training nel quale si cercherà di guidare la coppia di genitori verso una maggior comprensione dei sintomi del proprio figlio, facendo loro capire che non simula, ha davvero le sensazioni di cui si parla sopra perché il malessere psicologico che vive non trova un altro modo per esser scaricato. Se non si riesce ad inquadrare la natura del disagio, al limite, il bambino potrà comprendere il vantaggio secondario dell’enfatizzarlo per continuare a cercar attenzione o bisogno di cura, ma va detto che il disturbo non è inventato solo perché ha una matrice psicologica.

Bisogna anche far capire ai genitori che:

1) l’eccessiva ansia o preoccupazione per il disagio del figlio non fa che aumentarne l’espressione,

2) non esiste la una bacchetta magica per farlo sparire.


Piuttosto dovremo provare ad aiutarli a trovare un modo più funzionale per rapportarsi con il mondo emotivo del ragazzo o per migliorar direttamente situazioni stressanti o conflittuali oggettivamente presenti in famiglia.

Noi come psicologi dobbiamo far capire al bambino o ragazzo quanto sia importante per lui esprimere ciò che prova, che sente e che pensa. I metodi espressivi possono esser tanti: il gioco, il disegno, tecniche corporee e psicomotorie, il colloquio clinico con i ragazzi che presentano già una buona capacità comunicativa.


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